slow food lazio insieme ai cittadini e alle associazioni ASI NO

COMUNICATO SLOW FOOD LAZIO che insieme ai cittadini e alle associazioni dice No all’ASI e difende l’ Agricoltura di qualità. La salvaguardia del patrimonio naturalistico e culturale è fondamentale! E la bellezza del paesaggio, componente indissolubile della qualità della vita è la grande antitesi al degrado sociale. A Marzo durante l’assemblea di costituzione del Comitato Salviamo il Paesaggio della provincia di Rieti, la maggior parte degli intervenuti ha condiviso il pensiero unanime sulla responsabilità degli Amministratori locali, a capo di un territorio meraviglioso che con il suo paesaggio testimonia una tradizione agricola vocata all’olivicoltura sottolineando il dovere di ogni Istituzione Locale di promuovere e tutelare l’agricoltura come bene comune e pubblico. Sono anni infatti che le amministrazioni non fanno altro che parlare, parlare, e parlare sul futuro di questa Provincia senza prendere decisioni ferme e certe, dichiarando magari attraverso lo strumento dell’atto amministrativo, la loro volontà a seguire la politica del no al consumo di territorio, del ridimensionamento dei piani regolatori, del percorso sui rifiuti zero e optare per istituire il parco dei monti sabini. Non solo, buona parte dei Comuni non rende partecipe la popolazione alle decisioni pubbliche che influiscono sulla qualità della vita dei cittadini e dell’area in cui vivono….e il tema come quello sul paesaggio molte volte viene considerato competenza per nostalgici ambientalisti cadendo nell’ inesorabile indifferenza degli amministratori che, al contrario ritengono più gratificante e fruttuoso favorire nuove costruzioni e insediamenti logistici in nome del “dio sviluppo”. Eppure qui in Sabina, grazie al lavoro costante di privati e della rete delle associazioni che credono in un modo diverso di fare economia e di difendere il paesaggio, abbiamo degli esempi virtuosi come quello dell’ospitalità rurale e del turismo sostenibile i cui fruitori, di nazionalità italiana ed estera, amano raggiungere un borgo a piedi, lentamente, o in bicicletta, riescono a tracciare l’identità e la tipicità del territorio assaggiando l’olio, i formaggi, le verdure e i dolci dei produttori locali, ascoltando con attenzione le loro storie e le fatiche per continuare il mestiere del contadino. Un turista che apprezza il silenzio, lo scorrere lento del tempo e che gode della bellezza del paesaggio. Un paesaggio, quindi che parla della nostra storia, che è parte della nostra identità, da preservare si, ma multifunzionale e che non può convivere con deliranti piani regolatori che aumentano senza necessità gli indici di popolazione o con piani di sviluppo industriale che hanno delle conseguenze ambientali irreversibili rincorrendo il vecchio e fallimentare modello di crescita economica. Ci vuole coraggio e determinazione, amore e passione per la terra, l’unica che abbiamo e i movimenti per la terra e per i beni comuni devono essere ascoltati. Infatti va percorsa la strada opposta, contestando l’ingannevole e strumentale motivazione che molti enti locali usano a sostegno dell’edilizia tollerando l’abusivismo o sfrondando le normative di tutela in nome di un federalismo becero ed egoista: bisogna costruire case perché le persone ne hanno bisogno. La realtà è un’altra: le case ci sono, nelle grandi città come nei centri minori, a mancare sono i redditi per acquistarle o affittarle, così come è carente il sistema di sicurezze dal momento che molti di coloro che hanno il lavoro temono di perderlo e magari di doversi trasferire per assicurarsene un altro. Perciò indicare l’agricoltura locale e multifunzionale, rispettosa dell’ambiente come la strada da percorrere per scampare alla crisi dilagante, per creare nuovi posti di lavoro moderni, gratificanti da proporre ai giovani che si prendono cura delle terre, che promuovono il cibo di qualità, la biodiversità delle produzioni, e dei paesaggi, non può essere più una soluzione da sottovalutare ma assolutamente da inserire nell’agenda politica di questo Paese. Ma…in una zona così vocata alla produzione dell’olio, all’agricoltura di qualità e al turismo ambientale e artistico, la distruzione di 200 ettari di suolo, ricoperto di ulivi secolari e ricco di reperti archeologici di diverse epoche, con il sospetto che l’Area di Sviluppo Industriale (ASI) si trasformi in una grande operazione di speculazione edilizia immobiliare, è fuori misura, fuori tempo e da fermare! Slow Food Lazio www.slowfoodlazio.it www.slowfood.it https://groups.google.com/forum/?fromgroups#!forum/salviamoilpaesaggio-ri

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